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Ansia nei giovani
La presenza di Ansia nei giovani è abbastanza frequente e circa un terzo dei ragazzi tra i 15 e i 18 anni soffre di questo tipo di disturbo
Spesso, i ragazzi sottovalutano il problema e si trascinano al punto da trasformarla in Ansia cronica in età adulta, che si amplifica anche con gli “attacchi di panico”.
Un po’ di ansia è fisiologica e funge da “mordente” alla nostra esistenza. Infatti, è normale sentirsi ansiosi in prossimità di un esame, di una gara, di un incontro, la patologia si inserisce quando ciò che si prova limita il “vivere quotidiano”.
Molti sono i fattori di rischio che possono causare l’ansia eccessiva, tra questi si annoverano: gli eventi di vita stressanti (morte di un genitore, maltrattamenti, conflitti familiari, separazione dei genitori), l’abuso di droghe e di alcool, la presenza di poche relazioni sociali, poca o bassa autostima, l’esistenza di malattie croniche come il diabete o l’asma, la presenza di un genitore ansioso, la non accettata omosessualità, la preoccupazione eccessiva rispetto alla scuola, frequenti malesseri fisici come mal di stomaco e cefalea, difficoltà nell’addormentamento e disturbi del sonno.
Di fatto, come si manifesta l’ansia?
Esistono manifestazioni corporee come sudorazione, palpitazioni, tremori ecc. e manifestazioni che riguardano gli aspetti cognitivi, cioè le eccessive preoccupazioni del tipo “se non esprimo la mia opinione la gente pensa che sono stupido o ancora, devo stare calmo in quanto se mi agito non respiro”.
A questi aspetti fisici e cognitivi, si devono aggiungere quelli comportamentali che determinano l’evitamento delle situazioni.
Nel DSM – 5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Desorders) sono elencate diverse forme di ansia secondo l’età di esordio e spesso, questo disturbo si abbina alla depressione.
Diversi sono i giovani che risentono delle separazioni genitoriali con la presenza di ansia, in quanto temono una precarietà affettiva (e non solo), che si riflette su di essi da parte delle figure di attaccamento. In questi ragazzi, insorge anche una sorta di preoccupazione per tutte le loro attività: il rendimento scolastico, la propria salute e quella dei familiari, l’insorgere di eventi catastrofici tipo terremoti ecc. e la paura finisce, per manifestarsi persino come “perdita del controllo” o “paura di impazzire”, attraverso lo strutturarsi di una instabilità generalizzata con sintomi che vanno dalla cefalea al senso di costrizione e di difficoltà respiratoria, fino a nausea, sensazioni di soffocamento, coliti, palpitazioni, tremori o tachicardia.
In ultimo, può insorgere, anche se con minor frequenza, la “paura di morire”.
Essendo molti e diversi i sintomi, non sempre la diagnosi risulta semplice, e si può avere il rischio che il giovane intraprenda trattamenti non specifici che non danno alcun sollievo.
Tuttavia, gli approcci più adeguati sono la psicoterapia e, credo che la più adatta sia quella “cognitivo-comportamentale”, in quanto si fonda sull’individuazione e poi la modifica dei pensieri “disfunzionali” collegati a quanto si teme, ed il terapeuta deve indurre il giovane a valutare le situazioni in modo più oggettivo e distaccato, permettendogli di affrontare quanto accade con una corretta “percezione della realtà”. Egli deve fargli riuscire a comprendere che le “situazioni temute” non presentano alcun pericolo reale e ciò gli consentirà di gestire l’ansia.
E’ importante il rinforzo che va dato ad ogni progresso e ad ogni obiettivo prefissato.
A questo approccio si può affiancare una “tecnica di rilassamento” come il training autogeno.
Si deve aggiungere la farmacoterapia quando la sofferenza non è più accettabile e, soprattutto gestibile, ribadendo che per ridurre i sintomi occorrono, comunque, alcune settimane.
Non esistono “pillole miracolose”, soprattutto se il disagio ha una matrice più profonda di quella in apparenza.
Non bisogna dimenticare che esiste un test per misurare l’Ansia, standardizzato e utilizzato in tutto il mondo.
Dott.ssa Maura Livoli
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo, Psicoanalista